Particolare del Retablo del Presepio del Maestro di Castelsardo

Retablo di S. Maria di Monserrat

Retablo di Santa Maria di Monserrat
  • Nazione - Italia
  • Città - Cagliari
  • Luogo di conservazione - Pinacoteca Nazionale di Cagliari
  • Categoria - Dipinti
  • Inventario - DI22
  • Materia e tecnica - tempera e olio su tavola
  • Autore - Antioco Mainas
  • Dimensioni - Cristo risorto tra SS. Apollonia e Agata, cm 22 x 72; SS. Cosma e Damiano, SS. Barbara e Lucia, cm 22 x 55; due Dottori della chiesa, SS. Gregorio e Girolamo, cm 22 x 19
  • Datazione - XVI secolo

Si tratta di elementi di predella che provengono dallo smembramento di un retablo dedicato alla Vergine di Monserrat, nell'omonima cappella del chiostro di S. Francesco di Stampace; lo Spano ci descrive il retablo già smembrato (1861). L’opera del Mainas mostra un’ulteriore apertura alla cultura rinascimentale della bottega stampacina, già intrapresa da Pietro e da Michele Cavaro da cui egli è largamente influenzato; i suoi dipinti assumono però una ben distinta fisionomia, che scaturisce da una interpretazione popolaresca, ingenua e scevra di qualsiasi contenuto intellettualistico, dei temi trattati. Nella tavola centrale compare il tema iconografico del Cristo risorto, cifra stilistica del Maestro (vedi la Predella del Retablo di Nostra Signora di Valverde), qui rappresentato fra le sante Apollonia e Agata, come di consueto librato sul sepolcro e circondato dall'alone rosa-lilla del manto, che si allarga irrealmente e rigidamente a conchiglia attorno al busto, confondendosi con l'aura di luce dalla quale è circonfuso. Nella stessa tavola il riferimento alla cultura raffaellesca e all'interesse per il mondo classico del Cinquecento, è testimoniato dall'insolita presenza di due erme dorate, poste immediatamente ai due lati della figura del Cristo, quasi a tripartire la struttura compositiva della tavola, che il Mainas desume dalla decorazione del fregio nella sala delle prospettive alla Farnesina, non direttamente da Raffaello, bensì per il tramite preciso di Marcantonio Raimondi, le cui stampe erano un corredo immancabile nelle botteghe cagliaritane del periodo (Serra-Coroneo, 1990).

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