Particolare del Retablo del Presepio del Maestro di Castelsardo

Amuleto

Amuleto
  • Nazione - Italia
  • Città - Cagliari
  • Luogo di conservazione - Pinacoteca Nazionale di Cagliari
  • Collezione - Acquisto Collezione Sanjust – 12. 2. 1925
  • Categoria - Oreficeria
  • Inventario - OR203
  • Materia e tecnica - Argento e corallo - Tecnica a laminazione e incisione
  • Dimensioni - cm. 5,6 x 2,2
  • Datazione - Fine XIX secolo

L’amuleto caratterizzato da una sfera di colore nero, legata in argento a formare un ciondolo, è diffuso in molti centri sardi, con diverse denominazioni ( sabegia, cocco, pinnadeddu…). Allo scopo di proteggere i bambini dal malocchio, l’amuleto si appendeva agli abiti o nelle culle. La sfera nera può essere di diversi materiali, come pasta vitrea, ambra nera, legno, onice, ossidiana, ecc. Le catenelle più o meno elaborate che reggono la sfera, sono sempre in argento: secondo la credenza popolare, infatti, l’oro avrebbe il potere di annullare la carica magica delle pietra. Spesso il potere magico dell’oggetto è rafforzato da elementi in corallo e sonaglini. La rottura della sfera veniva attribuita al fatto che l’amuleto avesse effettivamente protetto dal malocchio il suo portatore.

Amuleto “ manufica ” in corallo rosso incapsulato nell’argento inciso.

Il corallo, che un tempo era ritenuto una pietra, deriva la sua valenza amuletica non dall’essenza della sua materia ma dal colore rosso, questa volta da identificare come simbolo del sangue che per i popoli antichi rappresentava l’energia vitale; perciò il colore rosso fu ritenuto portatore delle stesse forze misteriose del sangue e, quindi, capace di dispensare forza e vitalità. Più in generale al corallo è attribuito il potere di stornare ogni male e, a questa particolare forma viene associato un potere apotropaico superiore agli altri.

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